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Casinò italiani: Gestione pubblica o privata?

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Come del mondo del gioco d’azzardo lecito se ne sta parlando a iosa, ed a volte anche a sproposito, si sta continuando a parlare anche della situazione dei nostri casinò tricolore. Non hanno certamente “vita facile”, sopratutto relativamente alle loro gestioni che comportano oneri, per le stesse strutture di gioco, alquanto importanti che vanno ad incidere su tutto il percorso delle varie aziende, così da arrivare a portare a volte il “bilancio in rosso” perché sono troppo onerose. Ma i bilanci sono un’altra cosa e non è questo né il momento né la sede di affrontare anche questo discorso, mentre sarebbe importante vedere le differenti tipologie di gestione dei nostri quattro casinò.

Bisogna subito dire che il dibattito sulle forme possibili di gestione delle Case da Gioco e sulle slot machine dei bar si potrebbe focalizzare su due scelte: quella pubblica e quella privata, poiché la sottoponibile gestione mista propone troppe difficoltà e troppi paletti. Quindi, si vuole affrontare anche se da “profani” l’alternativa e vedere… dove ci porta. Quali potrebbero essere gli argomenti base che dovrebbero essere valutati prima di una scelta così determinante, sopratutto, per le finalità che dette scelte dovrebbero portate ad ottenere?

Si può partire dal concetto che una gestione privata ha, innanzitutto, l’obbligo di arrivare alla resa del capitale impiegato con un impiego di tempo ragionevole per poter rientrare in possesso del medesimo. La gestione pubblica, invece, deve ritenere che una utilità la riceve sotto il profilo occupazionale, diretto e indiretto, ed il tempo del rientro dell’investimento deve essere ricondotto ad una diversa considerazione. E poi: la fiscalizzazione che verte ad una gestione privata è indubbiamente differente da quella che viene riservata alla gestone pubblica. Dovrebbe essere noto che i proventi derivanti all’ente pubblico della Casa da Gioco hanno natura giuridica di entrate tributarie che sono regolarmente iscritte a bilancio.

Quindi, non vi è alcun dubbio, che l’ente titolare dell’autorizzazione della Casa da Gioco è avvantaggiato in ordine al trattamento fiscale. Sotto questo profilo, poi, non può sfuggire il trattamento riservato alle vincite realizzate nei vari casinò. Sono esenti da Irpef e, se prima erano soggette ad una imposta sostitutiva, ora ne sono del tutto esenti.

Bisogna valutare anche la voce di “costo” più rilevante nella gestione di una Casa da Gioco, come il bonus di benvenuto casino online, e qui non si sbaglia se ci si indirizza su quella del personale dipendente. Infatti, il costo del personale relativamente anche al periodo di crisi che avvolge il nostro Paese dal ben lontano 2007, ha assunto un peso quasi insostenibile sul totale dei costi e, conseguentemente, una percentuale impossibile se rapportato al totale ricavi.

Però, bisognerebbe anche fare una riflessione in questi termini: per quale motivo se la vincita è esente da Irpef per il giocatore, ed è ovviamente la parte più grande, la mancia che è quella più piccola, è soggetta a tassazione in capo al dipendente della Casa da Gioco? Se la mancia avesse l’identico trattamento della vincita, e non sembra una ipotesi assurda, si concretizzerebbe una sensibilissima diminuzione del costo del lavoro! E si otterrebbe, probabilmente, a cascata, una migliore occasione a favore dell’occupazione: non si può neppure tacere che, in una operazione come questa, che assomiglia sempre di più ad una “partita di giro” l’Irpef sulle restribuzioni, con una maggiore occupazione, deve essere assolutamente considerata molto attentamente.


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